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"La casa di Geppe"

LIBRI DI LIGURIA → RESISTENZA E FASCISMO
'La casa di Geppe'
Codice538

"La casa di Geppe"

di Daniele La Corte

Privitera Editore

prefazione di Giancarlo Caselli

Un percorso nella Resistenza.

La Casa di Geppe rappresenta, in allegoria, un periodo oscuro della nostra Storia, è simbolo di dolore e di esclusione. La malora scarica su di essa i mali peggiori. Nel corso del romanzo si trasforma in luogo di riscatto e inclusione, in laboratorio dove germogliano e crescono fiducia e speranza in un futuro nuovo e promettente. Geppe, contadino povero e ignaro, è coinvolto da eventi più grandi di lui. Ne prende coscienza con un percorso faticoso, diventando diverso da ciò che era stato prima e scoprendosi, a sorpresa, protagonista. La vicenda si svolge durante quel periodo vitale e vertiginoso, aspro e complicato, che fu la Resistenza. Su un'avvincente trama di fantasia, tra continui colpi di scena pieni di suspence, s'inseriscono flashback di fatti reali, di personaggi unici e straordinari, di tragedie lontane che si ripetono, terribilmente uguali, anche oggi. Tempre di uomini come Galimberti, Siccardi, Chabas. Il "Principessa Mafalda" che cola a picco davanti alle coste del Brasile. L'esodo di migliaia di ebrei che fuggono, valicando proibitive altitudini tra neve e gelo. Uno scontro a fuoco incomprensibile e misterioso, su cui l'Autore pone interrogativi ancora oggi senza risposta. Dal romanzo emerge chiaro come la Resistenza sia stata fenomeno variegato, talvolta contradditorio, anche con episodi duri e poco comprensibili. Come si sia alimentata di idealità nobili e forti, diverse tra loro, ma capaci di unità e convivenza. Come abbia assunto i connotati di grande atto di disobbedienza civile, in nome di valori comuni, alti e condivisi. Poi, negli anni successivi, un altro film e qualche dubbio. Si è esaurita la carica di freschezza della Resistenza? Si è inaridita, per eccesso di retorica celebrativa? Contrasti di parte l'hanno ingessata in un ruolo riduttivo e marginale? Depurata dalle violenze del Terrore, sopito il clima rovente della lotta, "la Rivoluzione Francese è divenuta per tutti valore rinnovatore e liberatore di un popolo, patrimonio comune e condiviso" (R.Luraghi). La Resistenza, invece? Chiusasi l'epoca della Guerra Fredda, caduti i Muri, tutto è ora più "liquido". Tuttavia, il suo valore di evento politicamente "fondante" per l'Italia Repubblicana, risorta come "nazione", anziché radicarsi nella coscienza collettiva, sembra diluirsi sino a correre il rischio di svaporare. L'euforia della Liberazione non impedisce al protagonista del romanzo di riflettere sul futuro, ponendosi una domanda. Quella domanda, a distanza di settant'anni, continua a interrogare anche noi. (Domenico Gaia)

17,00
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